Il world inequality report analizza il divario tra ricchi e poveri nel mondo: i dati dell’ultima edizione evidenziavano che il 10% della popolazione mondiale detiene il 76% della ricchezza globale.
Ciò che sappiamo oggi è che gran parte della disuguaglianza economica è dettata dalle disuguaglianze sociali: nascere dalla parte “giusta” del mondo è solo un caso e per certi versi nascere fra la maggioranza e la media è un vero e proprio colpo di fortuna e condizione di vantaggio.
Le differenze sociali nascono da una concezione del mondo che per molto tempo è parsa corretta, ma che oggi vacilla sempre più in un contesto fortemente interconnesso e globalizzato ed interessato da costanti spostamenti delle persone.
Oggi le differenze balzano all’occhio, si raccontano nei fatti di cronaca, rimbalzano sui social media e arrivano, sebbene con difficoltà nel dibattito politico e normativo.
Sono infatti le politiche la leva per l’inclusione (e non l’integrazione), per l’equità (e non solo uguaglianza): il divario di genere, le differenze salariali e la difficile condizione lavorativa dei giovani di oggi, il riconoscimento delle diversità come valore per la società, sono le prossime sfide da affrontare per raggiungere uno degli obiettivi più ambiziosi: pace, giustizia e istituzioni solide (Sustainable goals, n. 10).
Relatori

Phyllis Borzi
Obama admin’s Assistant Secretary for Employee Benefits Security

Kia McCallister-Young
Director
America Saves

Felicia Henderson
Adjunct Lecturer Sciences Po Paris

Eleftherios Nikolaou
Managing Director Hellenic Financial Literacy Institute